Il conte Chicchera, Milano, Montano, 1759

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera in casa di madama.
 
 LUCREZIA, IPPOLITO, madama LINDORA, don FABRIZIO e CAVALLINA
 
 Lucrezia
 
    Serva, madama.
 
 Madama
 
 Serva, signori.
 
 Ippolito
 
 Scusi di grazia. (A madama)
 
 Madama
 
 Sono favori.
 
 Fabrizio
 
5Chiedo perdono. (A madama)
 
 Madama
 
 Serva gli sono.
 
 Lucrezia
 
 Siam qui venuti
 per visitarvi.
 
 Madama
 
 Mi trovo in debito
10di ringraziarvi.
 
 Lucrezia
 
 Troppo obbligante.
 
 Ippolito
 
 Troppo gentile.
 
 Fabrizio
 
 Sempre civile.
 
 Madama
 
 Vostra bontà.
 
 Cavallina
 
15   (Mi fanno ridere
 sì, in verità).
 
 Madama
 
    Ehi, da sedere. (A Cavallina)
 
 Cavallina
 
 Sarà servita. (Fa portare le sedie)
 
 Ippolito
 
 Molto cortese!
 
 Fabrizio
 
20Molto compita!
 
 Madama
 
 Donna Lucrezia
 sedasi qua.
 
 Lucrezia
 
    Sì, madamina,
 troppa bontà. (Siede)
 
 Madama
 
25   Sieda, padrone. (A Ippolito)
 Sieda, signore. (A Fabrizio)
 
 Ippolito
 
 Questa è una grazia. (Siede)
 
 Fabrizio
 
 Quest’è un favore. (Siede)
 
 Madama
 
 È una finezza
30che a me si fa. (Siede)
 
 Cavallina
 
    (Mi fanno ridere
 sì, in verità).
 
 tutti
 
    Viva per sempre
 la gentilezza,
35la compitezza,
 la civiltà.
 
 Madama
 Che fa donna Lucrezia?
 Sta bene?
 Lucrezia
                      A’ suoi comandi.
 E lei? (A madama)
 Madama
               Ben per servirla. (A Lucrezia)
40Don Fabrizio, sta ben?
 Fabrizio
                                            Per obbedirla.
 Madama
 E lei, signor Ippolito?
 Ippolito
 Se son nella sua grazia,
 meglio non posso star.
 Madama
                                           Bene obbligata.
 Ippolito
 (Quant’è vaga e gentil!)
 Fabrizio
                                              (Quanto è garbata!)
 Madama
45Mi rallegro con voi, donna Lucrezia.
 Lucrezia
 Di che?
 Madama
                  Questi signori
 fanno giustizia al merito.
 Lucrezia
                                                Oh, che dite?
 Spendono male il tempo
 con chi vaga non è né spiritosa.
 Madama
50(Dice la verità).
 Lucrezia
                                (Quanto è invidiosa!)
 Cavallina
 (Queste due signorine
 s’aman con tanto amore
 ch’una all’altra vorria cavar il cuore).
 Ippolito
 Che vuol dire, madama?
55Siete sola così, senza un amante
 che vi serva e vi onori?
 Madama
 Io non merto, signor, questi favori.
 Fabrizio
 Anzi voi meritate,
 senza far torto al merito d’alcuna,
60di essere vagheggiata.
 Ve lo dico di cor.
 Madama
                                 Bene obbligata.
 Lucrezia
 Eh no, signori miei,
 non vi mettete in apprension per lei.
 Se vi venisse in mente
65di volerla servir, vel dico chiaro,
 il signor conte Chicchera è il suo caro.
 Ippolito
 È ver? (A madama)
 Madama
                 Donna Lucrezia
 vuol saper più di me?
 Lucrezia
                                           Negar potete
 che non vi serva il conte?
 Madama
                                                Io non so niente.
70Posso dir francamente
 che libera ancor sono,
 che d’ogni cor posso accettare il dono.
 Ippolito
 (Ah, se non fosse qui donna Lucrezia,
 servirla io m’offrirei).
 Fabrizio
75(Solo procurerò tornar da lei).
 Lucrezia
 (Non ci volea venir; già lo prevedo;
 l’arte di questa donna
 mi farà disperar).
 Madama
                                    (Sì, per dispetto
 te li voglio levar, te lo prometto).
 Lucrezia
80Orsù, leviam l’incomodo
 a madama Lindora. (Si alza)
 Ippolito
                                        È ancor presto.
 Fabrizio
 Tanta fretta perché?
 Lucrezia
                                        Partir io voglio.
 Madama, vi son serva.
 Chi vuol venir sen venga,
85chi vuol restar sen stia,
 ch’io bisogno non ho di compagnia.
 
    Un amator leggiero
 scorda talor l’impegno,
 con trattamento indegno
90paga la fedeltà. (Ad Ippolito e Fabrizio)
 
    Con un di voi favello;
 chi può capire intenda;
 voglio che amor mi renda
 del cor la libertà. (Parte)
 
 SCENA II
 
 MADAMA, IPPOLITO, FABRIZIO
 
 Madama
95Oh oh, signori miei,
 incontrar non vorrei qualche disgrazia.
 Andate con Lucrezia.
 Ippolito
 Con me non ha parlato.
 Fabrizio
 Io non son di Lucrezia innamorato.
 Madama
100Ma pure uno di voi
 gode la grazia sua.
 Ippolito
                                    Quest’è un favore
 che a Fabrizio appartiene.
 Fabrizio
 Anzi al signore Ippolito dabbene.
 Madama
 Dunque nessun di voi
105della grazia di lei può star sicuro?
 Ippolito
 Per me, poco ne curo.
 Fabrizio
 Io sono indifferente.
 Non me ne importa niente;
 e se posso arrivar dove desio,
110vuo’ principiare a innamorarmi anch’io.
 
    A me piace un bel visetto
 ma chi sia non lo vuo’ dir.
 Ha un bell’occhio ritondetto,
 ha un bocchin che fa languir.
 
115   Giovinetta graziosetta,
 vezzosetta, un po’ furbetta...
 Saprò un dì farmi capir;
 ma per or non lo vuo’ dir. (Parte)
 
 SCENA III
 
 IPPOLITO e MADAMA
 
 Ippolito
 Sì; certo; è un grande arcano
120quel che asconde Fabrizio
 in questi detti suoi.
 Niuno può sospettar ch’egli ami voi. (Ironico)
 Madama
 Io però non lo credo.
 Ippolito
 Perché?
 Madama
                  Perché di certo
125so che d’essere amata io non ho merto.
 Ippolito
 Ah, madama, purtroppo
 merta la beltà vostra
 non di quel di Fabrizio
 ma dei cuor più gentili il sagrifizio.
 Madama
130Oh, chi volete mai
 che si perda per me?
 Ippolito
                                         Se l’adorarvi
 un perdersi si chiama,
 offerendovi in don gli affetti miei,
 volontieri per voi mi perderei.
 Madama
135Siete troppo gentil.
 Ippolito
                                      Vostra bontà.
 Posso nulla sperar?
 Madama
                                      Basta; chi sa?
 
 SCENA IV
 
 CAVALLINA e detti
 
 Cavallina
 Madama, il conte Chiccara
 vi vorria riverir.
 Madama
                                 Che seccatore!
 Di’ che sono impedita;
140di’ che son favorita.
 (Tienlo per poco a bada). (Piano a Cavallina)
 Digli ch’ora non posso e se ne vada.
 Cavallina
 Vede, signor Ippolito?
 La padrona licenzia il signor conte.
145E per chi, poverin, lo manda via?
 Sol per amore di vossignoria. (Parte)
 
 SCENA V
 
 Don IPPOLITO e MADAMA, poi CAVALLINA
 
 Madama
 (Quanto è scaltra costei!)
 Ippolito
                                                Tenuto io sono
 alla vostra bontà.
 Madama
                                  Voi non avete
 obbligazion veruna;
150quel ch’io faccio, signor, lo fo di core.
 Ippolito
 (Ah, nel seno aumentar sento l’ardore).
 Cavallina
 Signora, una parola. (A madama)
 Madama
                                         Con licenza. (Ad Ippolito accostandosi a Cavallina)
 Cavallina
 (Il signor conte Chiccara
 premura ha di partir). (Piano a madama)
 Madama
                                             Sì, vengo subito. (A Cavallina)
155Deh, signor, compatite.
 Ho un’acerrima lite
 che mi sta assai sul core
 ed è venuto il mio procuratore.
 Ippolito
 Dunque me ne anderò.
 Madama
                                             Chiedo perdono.
 Ippolito
160Della vostra bontà sicuro io sono.
 Tornerò, se vi aggrada.
 Madama
 Mi farete piacere al maggior segno.
 Ippolito
 Sì, madama, il mio cor vi lascio in pegno.
 
    Amor dal petto
165mi trasse il core;
 un dolce affetto,
 un bell’ardore
 mi riempie l’anima,
 m’infiamma il sen.
 
170   Deh, non m’inganni
 la mia speranza;
 i crudi affanni
 dell’incostanza
 deh non m’aspergano
175di rio velen. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 MADAMA e CAVALLINA
 
 Madama
 Brava; introduci il conte.
 Cavallina
                                                Mi rallegro.
 Madama
 Di che?
 Cavallina
                  Del nuovo acquisto.
 Madama
 Già lo sai; te lo dissi e tel ridico.
 Di quanti son non me n’importa un fico.
 Cavallina
180Sì sì, così mi piace,
 non distinguere alcuno,
 trattarne cento e non amar veruno. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 MADAMA, poi il conte CHICCARA
 
 Madama
 Io così mi diverto.
 Godo veder languire or quello, or questo.
185Ma per innamorarmi è ancora presto. (Conte guardandosi nello specchio, accomodandosi la parucca e facendo poscia una pirolette)
 (Bella caricatura!)
 Conte
 Madam, de tout mon cour
 je suì vostre très houmble servitour.
 Madama
 Serva del signor conte.
 Conte
                                            Hélas madame,
190se vi sdegnate di parlar francese
 farete mormorar tutto il paese.
 Ah, che la langhe francese
 est joli et charmante.
 Madama
 Con vostra buona pace
195balbettar non mi piace
 in lingua oltramontana.
 Il parlar italiano è buono e bello,
 l’intendo meglio e vuo’ parlar con quello.
 Conte
 Madam, tout que vous plaît.
 Madama
                                                      Per cortesia,
200o parlate italiano o andate via.
 Conte
 Ma io sono avvezzato
 a parlare così.
 Madama
                             Dite di grazia,
 dove siete voi nato?
 Conte
                                       In Lombardia.
 Madama
 Dunque acciò non vi dicano
205un francesin bastardo,
 io vi consiglio a favellar lombardo.
 Conte
 Farò come vi aggrada.
 Tutto soffrir conviene
 per quel caro visin che mi vuol bene.
 Madama
210O chi è che vi vuol ben?
 Conte
                                              Voi, già lo so.
 Madama
 Io? Ho paura di no.
 Conte
                                       Ma perché mai?
 Madama
 Perché ancora nessuno io non amai.
 Conte
 Me l’avete pur detto
 che mi volete ben.
 Madama
                                    L’ho detto, è vero,
215ma la donna talor cangia pensiero.
 Conte
 Ah madame!
 Madama
                           Ah monsieur!
 Conte
                                                       Per carità.
 Mi volete voi ben?
 Madama
                                     No, in verità.
 Conte
 No?
 Madama
            Vi dico di no.
 Conte
 No, madam? (Languente)
 Madama
                            No, monsieur.
 Conte
                                                        Oimè! Volete
220che a disperarmi io vada?
 Madama
 Ve ne volete andar? Quella è la strada.
 Conte
 Ah crudel! (In atto di partire)
 Madama
                        Dove andate?
 Conte
 A morir.
 Madama
                   A morir? Eh via restate.
 Conte
 Mi volete voi ben?
 Madama
                                     Potrebbe darsi.
 Conte
225Cara, sì, lo conosco.
 Vi prendeste di me spasso e solazzo.
 Sì, mi volete ben. (Saltando)
 Madama
                                    (Oh che bel pazzo!)
 Conte
 Deh, mai più non mi dite...
 Madama
 Voglio dir quel ch’io voglio e voi soffrite.
 
230   Voglio dir quel che mi piace,
 voglio amar quando mi par.
 Oggi sì, domani no
 e rimproveri non vuo’.
 Se vi faccio una finezza,
235non vi state a lusingar.
 Se vi parlo con asprezza,
 voi l’avete a sopportar.
 
    Oh quest’è bella,
 oh quest’è buona!
240Sono padrona
 di corbellar.
 E voglio dire
 quel che mi par.
 
 SCENA VIII
 
 Il CONTE, poi MANTECCA
 
 Conte
 Eh, cospetto di Bacco!
245Un uom della mia sorte
 trova aperte le porte in ogni loco;
 vuo’ sostenermi e insuperbirmi un poco.
 Che pretensione è questa?
 Madama a suo talento
250vuol dir di sì e di no
 tre o quattro volte al dì?
 A me si deve dir sempre di sì.
 Se questa è capricciosa,
 so io quel che farò;
255sì, da donna Lucrezia io tornerò.
 Ehi Mantecca, Mantecca.
 Dove sarà costui? Gran sofferenza
 che mi tocca di usar con questo sciocco!
 Ehi, Mantecca.
 Mantecca
                              Signore. (Di dentro)
 Conte
260Dove sei disgraziato?
 Mantecca
 Son un poco impegnato.
 Conte
 Vieni subito qui dal tuo padrone.
 Mantecca
 Or ora.
 Conte
                 Ma che fai?
 Mantecca
                                         Fo colazione.
 Conte
 Vieni, non mi far perder la pazienza.
 Mantecca
265Padron con sua licenza.
 Conte
 E ben che cosa c’è?
 Mantecca
 Alla vostra santé.
 Conte
                                  Bravo. (Conviene
 ch’io mi mostri con lui grato e cortese,
 perché principia a favellar francese).
 Mantecca
270Eccomi. (Esce fuori)
 Conte
                   Quando chiamo
 subito dei venir.
 Mantecca
                                 Che buon ragù!
 Conte
 Era un ragù francese?
 Mantecca
 Francese, francesissimo.
 Conte
 Hanno un gusto i francesi esquisitissimo.
 Mantecca
275Bevuto ho un bicchierino
 di buon vin di Borgogna.
 Conte
 Ah, confessar bisogna
 che in Francia solamente
 può sperarsi d’aver vino eccellente.
 Mantecca
280E poi, signor padrone,
 a tavola con me
 avevo accanto un mostaccin da re.
 Conte
 Davver? Chi era costei?
 Mantecca
                                              La cameriera
 di madama Lindora.
 Conte
                                         L’ho veduta
285e non m’è dispiacciuta.
 Mantecca
 Ma con licenza di vossignoria
 quella bella ragazza è robba mia.
 Conte
 Col padron qualche volta
 si può facilitare. Alla francese
290si pratica così.
 Dove sei Cavallina? (Chiamando)
 
 SCENA IX
 
 CAVALLINA e detti
 
 Cavallina
                                        Eccomi qui.
 Mantecca
 (Fammi il piacer. Va’ via). (Piano a Cavallina)
 Cavallina
                                                    (Per qual ragione?) (Piano a Mantecca)
 Conte
 Vattene e cedi il loco al tuo padrone. (A Mantecca)
 Mantecca
 Oh questa sì ch’è bella! (Con isdegno)
 il Conte
295Vattene, temerario.
 Mantecca
 Favorisca di darmi il mio salario.
 il Conte
 Eh, lasciamo gli scherzi.
 Cavallina
                                              (È un brutto scherzo.
 Lo compatisco affé!) (Da sé)
 il Conte
 Cavallina ha piacer di star con me. (A Mantecca)
300Non è ver? (A Cavallina)
 Cavallina
                        Sì signore.
 Mantecca
 Una serva ha da star col servitore.
 Non è così?
 Cavallina
                        Hai ragione.
 Ma vi vuole un tantin di discrizione.
 Mantecca
 Come sarebbe a dire?
 Cavallina
                                           Un po’ per uno.
305So il mio dovere e non v’è male alcuno.
 il Conte
 Hai capito? (A Mantecca)
 Mantecca
                          Ho capito.
 il Conte
 Vattene.
 Mantecca
                   Ma perché?
 il Conte
 Perché adesso il suo cor non è per te.
 Ella, per quel ch’io vedo,
310dalla padrona impara.
 Or dolce ed or amara,
 cangiarsi ognor così,
 ora il no pronunciando ed ora il sì.
 Non è vero? (A Cavallina)
 Cavallina
                          È verissimo.
 Mantecca
315Per me che cosa dici?
 Cavallina
 Or ti dico un no.
 Mantecca
 Quando è il tempo de sì ritornerò;
 ti prego d’avvisarmi
 quando sarai disposta
320e verrò a ritrovarti per la posta.
 
    Signor padrone
 mi compatisca.
 Si divertisca
 quanto gli par.
 
325   Ragazza bella,
 mi raccomando.
 Ditemi quando
 ho da tornar.
 
    (Sia maledetto!
330A mio dispetto
 me n’ho d’andar).
 
    Signor padrone,
 per carità. (Al conte)
 Adess’adesso
335ritorno qua. (A Cavallina)
 
    Senza il mio core
 non posso star.
 Non vedo l’ora
 di ritornar. (Parte)
 
 SCENA X
 
 Il CONTE e CAVALLINA
 
 il Conte
340Per dir la verità,
 la grazia e la beltà che in voi risplende
 non è degna d’un uom che non intende.
 Cavallina
 Però lo stato mio
 non richiede di più.
 il Conte
                                       Sì, la fortuna
345vi vuol felicitar. Il più famoso
 cavalier generoso, il più gentile
 trionfator dei cuori
 per voi prova nel sen teneri amori.
 Cavallina
 E chi è questi, signor?
 il Conte
                                           Nol conoscete?
350Rivolgete lo sguardo al volto mio;
 del vostro bello adorator son io.
 Cavallina
 Oh caro signor conte,
 vi burlate di me; d’una vil serva
 un signor sì compito e sì galante
355non può essere amante.
 Conte
                                              Eh, che Cupido
 nel regno degli amori
 distinguere non suole
 nobiltà né ricchezza
 ma il merto e la bellezza.
360E ovunque la beltà sparge il fulgore
 merta rispetto ed in tributo il cuore.
 
    Voi siete bella, come una stella,
 siete brillante, come un diamante,
 rosa nel volto, giglio nel sen.
 
365   Occhi furbetti, ah ch’io v’adoro,
 labbra vezzose, ah per voi moro,
 io v’amo, io bramo conforto in amor.
 
    Venere bella diva dell’etera,
 Ecate, Diana, Luna, eccettera;
370siete l’eclitica del ciel d’amor,
 siete il barometro di questo cor. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 CAVALLINA sola
 
 Cavallina
 Stimo più cento volte
 il buon cor di Mantecca ed il suo volto
 che l’inutile amor di questo stolto.
375Con tutte fa il grazioso,
 con niuna il generoso e per noi donne
 vi vuole a innamorarci
 una di queste due. O che l’amante
 sia liberale, e stitico non sia,
380o ci sforzi ad amar per simpatia.
 
    Ci vince talora
 un bel regaletto.
 Talor c’innamora
 un vago visetto.
385Chi ha forza maggiore
 di questi non so.
 
    M’alletta, mi piace
 l’amante vezzoso
 ma un cuor generoso
390sprezzare non vuo’. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 Gabinetto di madama.
 
 MADAMA sola
 
 Madama
 
    Il proverbio dice bene;
 chi vuol troppo niente avrà.
 Tutto il dì chi va, chi viene
 e nessun mi sposerà.
 
395Io rido e mi diverto
 or con questo, or con quello, e passo i giorni
 felicissimamente,
 perché dell’avvenir non penso niente.
 Ma quando vi rifletto,
400ogn’anno passa un anno e non vorrei,
 se vado troppo innanti,
 restar senza marito e senz’amanti.
 
 SCENA XIII
 
 CAVALLINA e detta
 
 Cavallina
 Oh signora padrona, in avvenire
 vuo’ che mi rispettiate.
 Madama
405Per qual ragion?
 Cavallina
                                 Sappiate
 che il signor conte Chiccara garbato
 è delle mie bellezze innamorato.
 Madama
 Davver?
 Cavallina
                   Ve lo protesto;
 ho riso più d’un poco
410e di lui, come va, mi presi gioco.
 Madama
 Ho piacer di saperlo. Quando viene,
 mi voglio divertir. Ma tu in avanti
 principia a disprezzarlo
 ed uniamoci insieme a disperarlo.
 Cavallina
415Sì sì, già non ci penso
 e per svelarvi il cuore
 amo più del padrone il servitore.
 Madama
 Guarda chi è. (Accenna l’anticamera)
 Cavallina
                             Sì signora. (Parte)
 Madama
 Che ritorni da me non vedo l’ora.
 
 SCENA XIV
 
 FABRIZIO e la suddetta
 
 Fabrizio
420Vi domando perdono
 se ritornato a incomodarvi io sono.
 Madama
 Anzi mi fate grazia.
 Ma se così repente
 siete a me ritornato,
425qualche forte ragion vi avrà guidato.
 Fabrizio
 Ah, sì; per dire il vero,
 m’ha trascinato il core
 e mi ha fatto la scorta il dio d’amore.
 Madama
 E con quale speranza
430siete venuto qui?
 Fabrizio
                                   Con quell’istessa
 con cui sono testé da voi partito.
 Madama
 Che vuol dire?
 Fabrizio
                              Sperando esser gradito.
 Madama
 Avete un fondamento
 per sperarlo davver?
 Fabrizio
                                         Sì, mi lusingo
435in quel bel volto ed in quel core umano.
 Madama
 Qualche volta, signor, si spera invano.
 Fabrizio
 (Principiamo assai mal).
 Madama
                                                (Dubbioso, incerto,
 finché mi pare a me lo vuo’ tenere).
 
 SCENA XV
 
 CAVALLINA e detti, poi il conte CHICCARA e MANTECCA
 
 Cavallina
 Ecco il conte, signora.
 Madama
                                          Ah sì ho piacere.
 Fabrizio
440Chi viene?
 Madama
                       Il conte Chiccara.
 Fabrizio
 Oh, mi dispiace assai.
 Madama
 Or vedrete s’io l’amo e s’io l’amai.
 Conte
 
    Coi destrier del dio Cupido
 di Ciprigna al caro lido
445io ritorno adorator. (A madama)
 
 Madama
 
    Sì, signor, non dubitate;
 nel mio cor, se voi sperate,
 sarà lieto il vostro cor. (A Fabrizio)
 
 Conte
 
    Se una Venere spietata
450ad amor si mostra ingrata,
 sia pietoso il vostro cor. (A Cavallina)
 
 Cavallina
 
    Mantecchino, bentornato;
 mi sei caro, mi sei grato.
 Per te solo io sento amor.
 
 Conte
 
455   Que es que sa? Non rispondete? (A madama e a Cavallina)
 
 Madama
 
 Che cercate?
 
 Cavallina
 
                           Che volete?
 
 Conte
 
 Je suì vostre servitour. (A madama e Cavallina)
 
 Madama
 
    Fabrizio caro,
 Fabrizio bello,
460voi siete quello
 ch’io voglio amar.
 
 Conte
 
    Ehi monsieur
 que faite vous? (A Fabrizio)
 
 Fabrizio
 
    Lindora cara,
465Lindora bella,
 voi siete quella
 ch’io voglio amar.
 
 Conte
 
    Charne diable!
 Je suis trompé,
470dit vous mué,
 cruele, purqué? (A Cavallina)
 
 Cavallina
 
    Bel Mantecchino,
 caro carino,
 quel bel visino
475mi dà piacer. (A Mantecca)
 
 Conte
 
    Ah frippon,
 charne cotton.
 Je te promette
 de coup de bâtton. (A Mantecca)
 
 Mantecca
 
480   La Cavallina
 cara carina,
 tanto buonina
 mi dà piacer.
 
 Conte
 
    (Nessun mi ascolta,
485nessun mi abbada.
 Un’altra strada
 vogl’io tentar).
 
 Madama, Cavallina, Fabrizio, Mantecca a quattro
 
    Ah, che mi sento
 per il diletto
490il cor nel petto
 lieto brillar.
 
 Conte
 
    Madame si vous plaît, (Presenta un regalo a madama)
 madame tené. (Fa lo stesso a Cavallina)
 Ah, pardoné moué. (A tutte due)
 
 Madama
 
495   Monsieur si vous plaît. (Dà lo stesso a Fabrizio)
 
 Cavallina
 
 Monsieur, monsieur, tené. (Dà lo stesso a Mantecca)
 
 Mantecca, Cavallina a due
 
 Ah perdoné mué. (Al conte)
 
 Conte
 
    Charneblou nol soffrirò;
 vendicarmi anch’io saprò.
 
 Madama, Cavallina, Fabrizio, Mantecca a quattro
 
500   Goderò. Riderò.
 E in amor giubilerò.
 
 Fine dell’atto primo